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30 aprile 2008

Sebastiano del Piombo

(Immagine da Internet: Dorotea, di Sebastiano del Piombo)

Abbiamo avuto l’occasione di visitare la mostra monografica dedicata per la prima volta a Sebastiano Luciani, detto “del Piombo” (1485 – 1547), considerato un maestro fra i maestri del rinascimento, contemporaneo di Michelangelo, Leonardo, Giorgione, Tiziano e Raffaello e discepolo di Bellini e Giorgione. Sono ottanta le opere esposte in mostra a Palazzo Venezia. Qui potete guardarne il video:




  • Roma, Palazzo Venezia dal 8 febbraio al 18 maggio 2008.
  • Berlino, Staatliche Museen zu Berlin-Gemäldegalerie, Kulturforum, Sonderausstellungshallen, dal 28 giugno al 28 settembre 2008.

22 gennaio 2007

I coniugi Arnolfini

(I coniugi Arnolfini, 1434, National Gallery, Londra)

Le Fiandre erano una delle aree più ricche dell’Europa di quegli anni, grazie soprattutto ad una fiorente attività industriale e commerciale, e non poteva non attirare gli interessi delle grandi banche toscane che in quel periodo si stavano espandendo in tutta Europa. Giovanni Arnolfini era un ricco mercante di Lucca, che si trasferì a vivere a Bruges, insieme alla moglie Giovanna Cenami.

Arnolfini era un uomo facoltoso, e poteva quindi permettersi un’opera così importante e costosa: il suo ritratto è divenuto una delle opere d’arte più famose di tutti i tempi. La sua fama è legata a molti particolari, ma uno dei più curiosi e popolari è sicuramente la presenza dello specchio convesso posto sulla parete di fondo, e che vediamo giusto tra i due coniugi. Attraverso questo specchio, per la prima volta un pittore propone una rappresentazione più complessa dello spazio: in una stessa immagine possiamo vedere la stanza da due punti di vista, quello del pittore e quello, opposto, dei personaggi ritratti. Si ha così, potremmo dire, una rappresentazione dello spazio a 360°. Nello specchio vediamo i due coniugi di spalle e, tra essi, si vedono altre due figure: una delle due è ovviamente il pittore che sta eseguendo il ritratto. Pittore che colloca la sua firma in forma insolita, scrivendo, proprio sopra lo specchio, «Johannes de eyck fuit hic 1434»: Jan van Eyck è stato qui.

Questo specchio è un notevole saggio di bravura e di maestria: oltre alla rappresentazione dello spazio attraverso una superficie convessa, contiene anche dieci piccoli medaglioni che raffigurano altrettante scene della passione di Cristo. Piccolissimi quadretti, che danno la misura dell’estrema meticolosità da miniaturisti di questi pittori, precisi anche nei dettagli più minuti.

Ma la grandezza di questo quadro è da cercarsi soprattutto nella qualità della luce. Lo spazio è illuminato da alcune finestre collocate sulla sinistra, che danno alla stanza una illuminazione radente. Questa luce, avendo una direzione ben precisa, illumina in maniera differenziata anche le superfici piane ed infatti, qui, per la prima volta, vediamo un pittore che tratta con il chiaroscuro anche una superficie piana, qual è quella della parete di fondo. Ma questa luce riesce anche a dare qualità e giusto senso tattile ad ogni superficie che compare nel quadro: le superfici metalliche, quelle delle stoffe, quelle del legno e così via, hanno l’aspetto reale e convincente che noi avvertiamo proprio dal diverso modo di riflettere la luce. Qui avvertiamo una capacità di osservazione, e di analisi della percezione ottica, assolutamente senza eguali nella ricerca artistica di quegli anni.

La grande attenzione alla visione consente a Jan van Eyck di costruire uno spazio prospetticamente valido, tuttavia, anche se in maniera meno accentuata, anche qui si avverte lo stesso equivoco di tanta pittura nordica di quegli anni: la stanza è vista da un punto di vista leggermente più alto rispetto a quello dal quale sono rappresentati i due coniugi.

Il significato del quadro è ancora oggetto di valutazioni, tuttavia appare certo che esso è inteso a celebrare l’unione matrimoniale dei due protagonisti. Probabilmente fu realizzato proprio per l’occasione delle nozze, e come spesso accade per opere del genere, il suo significato è un’apologia del matrimonio. La donna ha un vestito che, nella sua strana forma, indica la fertilità della donna, mentre il cagnolino ai suoi piedi è simbolo della sua fedeltà: due qualità fondamentali per una donna che aspirava ad essere una buona moglie. Dalla parte dell’uomo vediamo a terra due zoccoli di legno, nella classica foggia olandese. Essi sono in realtà simbolo di vita proba e laboriosa, necessaria a sostenere una felice unione familiare. Probabilmente anche la scelta dei colori (il rosso del letto, il verde della veste della donna) non erano casuali, ma avevano significati simbolici che però oggi abbiamo completamente dimenticato.

Rimane tuttavia la perfezione di un’opera che non lascia nulla al caso, in cui tutto è determinato con estrema precisione e che raggiunge l’effetto di un’armonia assoluta.

(testo tratto dalla pagina di Francesco Morante)
Io adoro questo quadro,e voi?

30 dicembre 2006

Arte Naïf: Marino di Fazio


(Immagine dal sito di Marino di Fazio)

Marino di Fazio è un pittore genovese. Nel suo sito leggiamo:

Nei primi anni settanta scopre la sua vocazione di pittore, che coltiva e matura da autodidatta, riservando e trasferendo in questa forma espressiva - lui personaggio schivo e silenzioso , tutto il suo mondo interiore di sognatore. Inizia la sua attivita' pubblica con una mostra personale nel 1979 , attivita' che prosegue negli anni successivi - con sempre crescente padronanza tecnica , capacita' espressiva e consapevolezza di essere un ottimo "comunicatore" - esponendo in mostre personali e collettive, a Viareggio , Firenze , S.Marino , Nizza , Roma e naturalmente, Genova, instaurando, a meta' degli anni ottanta un proficuo rapporto di collaborazione con la galleria d'arte Il Crocicchio di Campomorone che contribuisce notevolmente a diffondere la notorieta' del pittore tra i cultori d'arte Genovesi e, soprattutto Polceveraschi.
I riferimenti linguistici della pittura di Di Fazio sono da individuarsi con certezza, nel mondo espressivo dei pittori NAIF slavi. Un riferimento non nuovo, utilizzato ed abusato da non pochi pittori "ingenui" nostrani , ma che trova in Di Fazio un traduttore originale e sincero. Il mondo raccontato da Di Fazio non e' quello stereotipato e schematizzato di tanti epigoni del mondo pittorico NAIF dell'est europeo , ma e' invece, un mondo "nostrano" , a noi familiare , sia in quanto al paesaggio rappresentato , sia in quanto ai sentimenti raccontati. I suoi dipinti attingono a piene mani nei sentimenti piu' profondi, piu' radicati , piu' ancestrali del loro autore, che sono di fatto anche i nostri sentimenti. Le sue immagini raccontano con garbo ed apparente semplicita' ed indiscutibile candore favole senza tempo che irretiscono l'osservatore, lo trasportano al proprio interno e lo rendono partecipe del racconto , del sogno , del ricordo. Attraverso questi racconti poetici e magici, anche l'osservatore meno sensibile alle suggestioni dei ricordi e della nostalgia prova l'emozione di riscoprire le proprie radici."

C'è una mostra con i suoi dipinti a Luzzara, dal 31 dicembre 2006 al 25 Marzo 2007, nella Mostra Nazionale delle Arti Naives, XXXVII edizione del premio Cesare Zavattini. Oltre a ciò, potete inviare delle cartoline con i disegni di Marino di Fazio.