Presso i Celti ogni mese era posto sotto la protezione di un albero, ma vi erano dei giorni speciali che avevano un albero tutto per sé. Era il loro un calendario lunare, composto di tredici mesi di 28 giorni per un totale di 364. Ma ancora restavano 24 ore, l'equivalente del nostro 23 dicembre. Un giorno mancante, intercalare, ritenuto vigilia del solstizio d'inverno, considerato nefasto, e dedicato al tasso, l'albero del lutto. Il 24, invece, i festeggiamenti erano presieduti dall'abete, l'albero della nascita, dono della benevolenza divina e simbolo di immortalità (da qui l'uso di piantare un albero quando nasce un bambino, vedi "Battesimo"). Al solstizio d'inverno il grande dio germanico Odino veniva rappresentato da un abete verde ornato di spighe ed esaltato con il nome di Yule, dal gallico gale, ruota. Ancora oggi, nei Paesi nordici, è chiamato Yule e "albero di Yule" il tradizionale abete decorato - albero di Natale.Virgilio racconta che anche i Romani usavano portare in giro durante i Saturnali un giovane abete augurale. Nulla di nuovo dunque nell'albero delle nostre feste che alcuni fanno risalire a Martin Luterò e altri al marito della regina Vittoria. La verità è che questa tradizione si ritirò con l'avanzare di altre credenze. Osteggiata dalla Chiesa che amava di più il presepio, fu combattuta dai puritani che nel 1642 fecero bruciare tutti i rami di sempreverdi con cui i londinesi avevano decorato la città. Calmate le acque, come tutte le cose forti e importanti, tornò a diffondersi e oggi, vero o finto, un albero pieno di luci è in ogni casa.
Cosa ne pensate? Amate anche voi questa antica tradizione?
1 commento:
quello che stavo cercando, grazie
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