10 maggio 2007

Bioetica, progetto e bambole


“MyBio”: un progetto essenzialmente didattico dove, a speciali pupazzi dalle sembianze umane, è affidato il ruolo di mediatori pedagogici per bambini.

E poi ci sono designer che scelgono percorsi al limite, quindi solitari, indagatori prima ancora che curiosi, affascinati, se non morbosamente attratti, dalle zone oscure dello scibile umano, grigie come quel fumo di Londra diventato familiare per Elio Caccavale, partito da Napoli nove anni fa – bye bye San Gennaro – perché la St. Martins lo vuole tra i suoi docenti.

Nel territorio progettuale da lui presidiato si incrociano, e mai questo verbo fu più indicato, uomini e maiali. Nella patria di George Orwell, il nostro prefigura e progetta una “fattoria degli animali” al contrario: in luogo di maiali che si umanizzano, ipotizza un futuro prossimo dove “ognuno di noi avrà organi di ricambio personalizzati” da recuperare dal porcello.
Questo è lo scenario in cui si innesta il progetto “Utility Pets”.
Piace a Elio Caccavale indugiare in ruoli progettuali così borderline da non riuscire a ingabbiarli in una definizione accettabile. Lavorando egli a stretto contatto con bioingegneri, tentiamo l’azzardo chiamandolo biodesigner, considerando che è sempre buona norma non lasciare troppo soli gli ingegneri nel loro operare.
E lui non solo non li perde mai di vista, ma intreccia il suo lavoro a doppio filo anche con esperti di scienze dell’educazione e studiosi di bioetica per mettere a punto “myBio”: un progetto essenzialmente didattico dove, a speciali pupazzi dalle sembianze umane, è affidato il ruolo di mediatori pedagogici per bambini delle scuole elementari.



Preliminare al progetto “myBio” è la fase di ricerca, e in questo step Elio esprime al meglio il suo lucido disincanto di ricercatore puro. Raccoglie meticolosamente educational doll normalmente usate nelle scuole, negli ospedali e nei distretti di polizia. Bambole calve, in grado di stabilire innocenti complicità con bambini sottoposti alla chemioterapia; pupazzi antropomorfi, per aiutare i minori e la polizia a indagare dove e come è stata compiuta violenza su di loro. E ancora: simulacri di donne tabagiste gravide, con tanto di feto intossicato: “Smokey Sue Smokes for Two” recita la didascalia. E poi, ancora, bambole cieche, dializzate, pupazzi affetti dalla sindrome di Down.

Elio Caccavale studia, cataloga e travasa le conoscenze acquisite in una collezione di “esseri” le cui forme astratte nulla concedono al glamour. Inseriti in un percorso narrativo, essi veicolano con delicatezza ai bambini concetti legati alla biotecnologia, alla donazione di organi, alla clonazione e tutto quanto la ricerca medico-scientifica ci proporrà da qui a dopodomani. Dodici sono i “myBio” creati finora.

Della numerosa famiglia segnaliamo “myBio xenotransplant boy & pig”: l’esemplificazione della donazione d’organi tra animale e uomo.



Cose futuribili? Non si può certo dire, visto che Elio ha avuto modo di conoscere e interrogare il primo paziente che ha goduto temporaneamente delle funzioni del fegato di un maiale geneticamente modificato.

Elio Caccavale lavora per i bambini, ma, contemporaneamente, pensa a noi. Il suo lavoro getta un fascio di luce sulle nostre inquietudini esistenziali. Compito di ogni designer è progettare il futuro ed è in qualche misura rassicurante sapere che Elio vigila e lavora sulle frontiere del nostro biofuturo.

(Articolo e foto da abitare.it)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.intentionallies.co.jp/content_normal.html

Imma ha detto...

Buon giorno Xelo :
Sono Imma, un' allieva di primo di Sagunt.
Sono maestra di bambini e mi è piaciuto moltissimo il tuo post.
Tanti auguri.

Anonimo ha detto...

Grazie tante, Immaculada.