31 dicembre 2006

Il tempo

(disegno di Tadahiro Uesugi)

LORENZO IL MAGNIFICO (1449 - 1492)

Canzone di Bacco

Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Quest'è Bacco e Arianna,
belli, e l'un dell'altro ardenti:
perché 'l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Queste ninfe anche hanno caro
da loro esser ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se son gente rozze e ingrate:
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Questa soma, che vien drieto
sopra l'asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto
già di carne e d'anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s'altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun femmine e maschi;
Ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò ch'ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

30 dicembre 2006

Arte Naïf: Marino di Fazio


(Immagine dal sito di Marino di Fazio)

Marino di Fazio è un pittore genovese. Nel suo sito leggiamo:

Nei primi anni settanta scopre la sua vocazione di pittore, che coltiva e matura da autodidatta, riservando e trasferendo in questa forma espressiva - lui personaggio schivo e silenzioso , tutto il suo mondo interiore di sognatore. Inizia la sua attivita' pubblica con una mostra personale nel 1979 , attivita' che prosegue negli anni successivi - con sempre crescente padronanza tecnica , capacita' espressiva e consapevolezza di essere un ottimo "comunicatore" - esponendo in mostre personali e collettive, a Viareggio , Firenze , S.Marino , Nizza , Roma e naturalmente, Genova, instaurando, a meta' degli anni ottanta un proficuo rapporto di collaborazione con la galleria d'arte Il Crocicchio di Campomorone che contribuisce notevolmente a diffondere la notorieta' del pittore tra i cultori d'arte Genovesi e, soprattutto Polceveraschi.
I riferimenti linguistici della pittura di Di Fazio sono da individuarsi con certezza, nel mondo espressivo dei pittori NAIF slavi. Un riferimento non nuovo, utilizzato ed abusato da non pochi pittori "ingenui" nostrani , ma che trova in Di Fazio un traduttore originale e sincero. Il mondo raccontato da Di Fazio non e' quello stereotipato e schematizzato di tanti epigoni del mondo pittorico NAIF dell'est europeo , ma e' invece, un mondo "nostrano" , a noi familiare , sia in quanto al paesaggio rappresentato , sia in quanto ai sentimenti raccontati. I suoi dipinti attingono a piene mani nei sentimenti piu' profondi, piu' radicati , piu' ancestrali del loro autore, che sono di fatto anche i nostri sentimenti. Le sue immagini raccontano con garbo ed apparente semplicita' ed indiscutibile candore favole senza tempo che irretiscono l'osservatore, lo trasportano al proprio interno e lo rendono partecipe del racconto , del sogno , del ricordo. Attraverso questi racconti poetici e magici, anche l'osservatore meno sensibile alle suggestioni dei ricordi e della nostalgia prova l'emozione di riscoprire le proprie radici."

C'è una mostra con i suoi dipinti a Luzzara, dal 31 dicembre 2006 al 25 Marzo 2007, nella Mostra Nazionale delle Arti Naives, XXXVII edizione del premio Cesare Zavattini. Oltre a ciò, potete inviare delle cartoline con i disegni di Marino di Fazio.

29 dicembre 2006

Aspettando la Befana

(da Rai.it)

Joe Petrosino, poliziotto italiano a New York


(foto da Internet: il vero Petrosino e l'attore protagonista della fiction della RAI, Beppe Fiorello)

Joe (Giuseppe) Petrosino (Padula, 30 agosto 1869- Palermo, 12 marzo1909), fu un agente della polizia newyorkese. Emigrò con la famiglia a New York e crebbe nell'ambiente di Little Italy, arruolandosi nel 1883 come agente nella polizia. Morì a Palermo durante una missione in Sicilia per condurre indagini sulla nascente mafia, a cavallo del XX secolo conosciuta come la Mano Nera. Circa 200.000 persone parteciparono al suo funerale a New York, un numero fino ad allora mai raggiunto da alcun funerale in America. Su Joe Petrosino sono stati scritti diversi libri e fumetti. Petrosino è stato protagonista di diversi film, sceneggiati televisivi e fiction, come quella della RAI del 2005.

27 dicembre 2006

La tradizione dell'albero di Natale

(disegno di Nahoco Uchigaki)

I nostri colleghi di Chiodo schiaccia chiodo hanno già parlato della tradizione del presepe in Italia. Adesso vi parleremo noi di un'altra tradizione natalizia, quella dell'albero di Natale. Leggiamo a ilnatale.org:
Presso i Celti ogni mese era posto sotto la protezione di un albero, ma vi erano dei giorni speciali che avevano un albero tutto per sé. Era il loro un calendario lunare, composto di tredici mesi di 28 giorni per un totale di 364. Ma ancora restavano 24 ore, l'equivalente del nostro 23 dicembre. Un giorno mancante, intercalare, ritenuto vigilia del solstizio d'inverno, considerato nefasto, e dedicato al tasso, l'albero del lutto. Il 24, invece, i festeggiamenti erano presieduti dall'abete, l'albero della nascita, dono della benevolenza divina e simbolo di immortalità (da qui l'uso di piantare un albero quando nasce un bambino, vedi "Battesimo"). Al solstizio d'inverno il grande dio germanico Odino veniva rappresentato da un abete verde ornato di spighe ed esaltato con il nome di Yule, dal gallico gale, ruota. Ancora oggi, nei Paesi nordici, è chiamato Yule e "albero di Yule" il tradizionale abete decorato - albero di Natale.

Virgilio racconta che anche i Romani usavano portare in giro durante i Saturnali un giovane abete augurale. Nulla di nuovo dunque nell'albero delle nostre feste che alcuni fanno risalire a Martin Luterò e altri al marito della regina Vittoria. La verità è che questa tradizione si ritirò con l'avanzare di altre credenze. Osteggiata dalla Chiesa che amava di più il presepio, fu combattuta dai puritani che nel 1642 fecero bruciare tutti i rami di sempreverdi con cui i londinesi avevano decorato la città. Calmate le acque, come tutte le cose forti e importanti, tornò a diffondersi e oggi, vero o finto, un albero pieno di luci è in ogni casa.

Cosa ne pensate? Amate anche voi questa antica tradizione?